lunedì 18 febbraio 2013

STORIA DEL NUOVO COGNOME



OGGETTO: Il caso della scrittrice senza volto

Cerimonia di premiazione “Elsa Morante”
Procida, 1992

La sala era gremita e il brusio non voleva saperne di cessare.
Alla fine era accaduto.
Qualche sospetto, in verità, era venuto – soprattutto dopo quello che era successo per il premio letterario Oplonti d’argento – ma non avevano voluto dar retta alle solite insinuazioni.
Adesso nessuna smentita ai dubbi che avevano tentato di fugare.
Quell’anno il vincitore del premio non avrebbe onorato la platea con un discorso.
Si era sperato fino all’ultimo di veder comparire la nuova rivelazione della letteratura italiana, ma non era arrivato nessuno, né il tocco della sua voce si era fatto sentire.
Forse quel che si diceva di lei era vero. E questa non era altro che l’ennesima conferma.
Elena Ferrante non esisteva. Non era mai esistita, nonostante quel nome balzasse fuori dalla copertina azzurra sopra la sagoma in tailleur rosso priva di testa.
L’amore molesto, che la commissione riunita a largo di Napoli si rigirava tra le mani, non battezzava solo una scrittrice emergente ma partoriva una creatura senza carne né ossa.


Casa Editrice e/o
Roma, 2002

Dieci anni.
Un film, con la regia di Mario Martone (1995).
20.000 copie all’attivo.
Il secondo volume è pronto per essere distribuito.
I giorni dell’abbandono dovrebbe essere il suo titolo.
Dell’autrice ancora nessuna traccia, tranne l’origine partenopea e il domicilio all’estero, dopo qualche breve sosta in Grecia. Scriverà:

- Nel corso degli anni, mi sono trasferita spesso, in generale a malincuore, per necessità.

Nel primo mese sono state vendute 15.000 copie.
A Viareggio si fa il nome della Ferrante tra i vincitori.
Roberto Faenza pensa già al film.

Ma chi si nasconde dietro questo caso editoriale?
Una persona, un collettivo o soltanto un’abile strategia di marketing?
A chi si deve la creazione di personaggi come Delia e Olga?
Da cosa nasce il loro dolore così verosimile?
Fantasia o autobiografia?

I primi sospetti ricadono sempre vicini come i frutti alla radice. Nel mirino dell’inchiesta la e/o che, nel curare la pubblicazione dei due romanzi – del 1992 e del 2002 – non poteva negare di aver avuto contatti con l’autrice allora sconosciuta, o perlomeno così come facevano intendere loro.
Davvero i loro rapporti erano soltanto epistolari?
In fondo, la scrittrice tesseva la sua maglia di missive con editori, giornalisti, registi, nascosta com’era in ogni anfratto e dietro qualsiasi volto.

- Io credo che i libri non abbiano bisogno degli autori, un volta che siano stati scritti. Se hanno qualcosa da raccontare troveranno presto o tardi lettori; se no, no. Amo molto quei misteriosissimi volumi d’epoca antica e moderna che non hanno un autore certo ma hanno una loro vita intensa. Mi sembrano una sorta di portento notturno, come quando da piccola aspettavo i doni della Befana, andavo a letto agitatissima e la mattina mi svegliavo e i doni c’erano, ma la Befana nessuno l’aveva vista.
(La frantumaglia, 2003)

Con questo messaggio la Ferrante davvero rivendica il valore morale della sua opera, fino a  oscurare se stessa oppure la decisione di omettere il proprio volto è una ponderata strategia messa appunto dalla e/o?
Sicuramente non è una decisione che passa inosservata, laddove tutti bramano di farsi vedere.
Si arriva persino a mettere in dubbio che a scrivere sia una donna, nonostante il racconto setacci la sfera emotiva femminile. La stessa Ferrante motiva in un altro post la scelta dei temi:

- Rac­con­tare le donne signi­fica, di que­sti tempi, dipa­nare una matassa ingarbugliatissima che ha a che fare con tutte le vio­lente tra­sfor­mazioni in atto nel mondo. È un’ope­ra­zione com­plessa, a rischio per­ma­nente di fal­li­mento, che per­ciò ha biso­gno di pescare di con­ti­nuo nell’intero strumentario ela­bo­rato dalla letteratura nel tempo, quindi, per­ché no, anche nelle Pic­cole donne di Alcott, tra l’altro scrit­trice con una storia edi­to­riale modernissima.
(«La Repubblica», 21 settembre 2012)


GLI IMPUTATI
_____________________________

  Sospettato nr. 1:
Goffredo Fofi
Capo d’Accusa: DEPISTAGGIO CREATIVO
Consulente della Casa Editrice e/o e intervistatore d’eccezione di Elena Ferrante in ben due occasioni. 
  
_______________________

Sospettato nr. 2:
Domenico Starnone
I Capo d’Accusa: AUTOPLAGIO
Similitudine tematica, linguistica e stilistica tra la sua Via gemito (premio Strega nel 2000) e L’amore molesto. Analisi e confronto condotti dall’investigatore Luigi Galella, docente di italiano all’istituto tecnico “Paolo Baffi” di Fregene.

- Basta leggere i due libri di seguito per accorgersi che i punti di contatto sono centinaia, alcuni addirittura clamorosi. E non è finita. Starnone, nel '90, ha pubblicato un romanzo con le edizioni e/o: s'intitolava Sotto banco ed è l'unico affidato a quella casa editrice. La stessa che, due anni dopo, pubblicherà L'amore molesto. Una coincidenza? Può darsi. Se fosse l'unica, però. Qui, invece, ci vorrebbe un volume per elencarle tutte.

Starnone si discolpa:

- Io e la Ferrante veniamo dalla stessa area lessicale, siamo napoletani.
(«La Stampa», 17 gennaio 2005)

- Se da un lato chi scrive compie sempre un percorso letterario individuale, dall’altro non si riesce a cancellare tutta la dimensione di appartenenza regionale che riaffiora nel linguaggio.
(«Il Mattino», 17 gennaio 2005)

II Capo d’Accusa: FALSO IDEOLOGICO
Starnone punta il dito verso Guido Ceronetti, distogliendo da sé i sospetti. Tra provocazione e osservazione, ecco designato l’autore de I giorni dell’abbandono.

________________

·      Sospettato nr. 3:  
Guido Ceronetti
Capo d’Accusa: FALSE DICHIARAZIONI SULL’IDENTITÀ
Starnone, pentito, inizia a parlare. Spunta il nome del drammaturgo torinese, considerato l’autore de I giorni dell’abbandono.

_______________________

Sospettato nr. 4:
Anita Raja
   Capo d’Accusa: CONCORSO IN SCRITTURA
   Moglie di Domenico Starnone,traduttrice dal tedesco (lingua usata talvolta dalla Ferrante) e collaboratrice della e/o. I sospetti cadono su entrambi i coniugi, in una sorta di concorso in scrittura. Per la e/o il sospetto di occultamento di prove e favoreggiamento personale.


    _________________ 

Sospettato nr. 5: 
   Fabrizia Ramondino
Capo d’Accusa: STESURA PRETERINTENZIONALE
Scrittrice di origine napoletana, germanista, vissuta a lungo all’estero, che ama usare nei suoi libri immagini come madre-bottiglia e modelli culturali come Elsa Morante cari alla Ferrante.


_________________

Sospetto nr. 6:
Due autori non ancora
             identificati
Capo d’accusa:  ASSOCIAZIONE ESTROSA
Discrepanza tra L’amore molesto e I giorni dell’abbandono e La figlia oscura(2006)che completa la trilogia de Le cronache dl mal d’amore (2012). Secondo Franco Cordelli, scrittore e critico teatrale del «Corriere della Sera» non c’è analogia stilistica tra il primo romanzo e gli ultimi due. Persino l’editore nella quarta di copertina de La figlia oscura cita soltanto I giorni dell’abbandono dimenticandosi L’amore molesto.

______________________________________


Nel nuovo millennio l’ispirazione si intensifica.
Dopo la trilogia delle Cronache del mal d’amore, vedono la luce in progressione L’amica geniale (2011) e Storia del nuovo cognome (2012).
Le vendite continuano a dare segni di crescita, nonostante – o forse a ragione – continui ad essere preservata la reale identità della Ferrante.
Al tempo de I giorni dell’abbandono aveva scritto:

- Pubblica del resto è l’opera: lì c’è tutto quello che abbiamo da dire. Oggi a chi importa veramente della persona che l’ha scritta?
(«L’Unità», settembre 2002)

Eppure dove c’è dissimulazione, continua ad esserci curiosità.
Questo mistero, insieme ai suoi scritti, continuerà a far parlare di sé.


0 commenti:

Posta un commento