OGGETTO: Il
caso della scrittrice senza volto
Cerimonia
di premiazione “Elsa Morante”
Procida,
1992
La sala era gremita e il brusio non voleva saperne di cessare.
Alla fine era accaduto.
Qualche sospetto, in verità, era venuto – soprattutto dopo
quello che era successo per il premio letterario Oplonti d’argento – ma non
avevano voluto dar retta alle solite insinuazioni.
Adesso nessuna smentita ai dubbi che avevano tentato di fugare.
Quell’anno il vincitore del premio non avrebbe onorato la platea
con un discorso.
Si era sperato fino all’ultimo di veder comparire la nuova
rivelazione della letteratura italiana, ma non era arrivato nessuno, né il tocco
della sua voce si era fatto sentire.
Forse quel che si diceva di lei era vero. E questa non era altro
che l’ennesima conferma.
Elena Ferrante non esisteva. Non era mai esistita, nonostante
quel nome balzasse fuori dalla copertina azzurra sopra la sagoma in tailleur
rosso priva di testa.
L’amore molesto, che la
commissione riunita a largo di Napoli si rigirava tra le mani, non battezzava
solo una scrittrice emergente ma partoriva una creatura senza carne né ossa.
Casa
Editrice e/o
Roma, 2002
Dieci anni.
Un film, con la regia di Mario Martone (1995).
20.000 copie all’attivo.
Il secondo volume è pronto per essere distribuito.
I giorni dell’abbandono dovrebbe
essere il suo titolo.
Dell’autrice ancora nessuna traccia, tranne l’origine partenopea
e il domicilio all’estero, dopo qualche breve sosta in Grecia. Scriverà:
- Nel corso degli anni, mi sono
trasferita spesso, in generale a malincuore, per necessità.
Nel primo mese sono state vendute 15.000 copie.
A Viareggio si fa il nome della Ferrante tra i vincitori.
Roberto Faenza pensa già al film.
Ma chi si nasconde dietro questo caso editoriale?
Una persona, un collettivo o soltanto un’abile strategia di
marketing?
A chi si deve la creazione di personaggi come Delia e Olga?
Da cosa nasce il loro dolore così verosimile?
Fantasia o autobiografia?
I primi sospetti ricadono sempre vicini come i frutti alla
radice. Nel mirino dell’inchiesta la e/o che, nel curare la pubblicazione dei
due romanzi – del 1992 e del 2002 – non poteva negare di aver avuto contatti
con l’autrice allora sconosciuta, o perlomeno così come facevano intendere loro.
Davvero i loro rapporti erano soltanto epistolari?
In fondo, la scrittrice tesseva la sua maglia di missive con
editori, giornalisti, registi, nascosta com’era in ogni anfratto e dietro
qualsiasi volto.
- Io credo che i libri non
abbiano bisogno degli autori, un volta che siano stati scritti. Se hanno
qualcosa da raccontare troveranno presto o tardi lettori; se no, no. Amo molto
quei misteriosissimi volumi d’epoca antica e moderna che non hanno un autore certo
ma hanno una loro vita intensa. Mi sembrano una sorta di portento notturno,
come quando da piccola aspettavo i doni della Befana, andavo a letto
agitatissima e la mattina mi svegliavo e i doni c’erano, ma la Befana nessuno
l’aveva vista.
(La frantumaglia, 2003)
Con questo messaggio la Ferrante davvero rivendica il valore
morale della sua opera, fino a oscurare se
stessa oppure la decisione di omettere il proprio volto è una ponderata strategia
messa appunto dalla e/o?
Sicuramente non è una decisione che passa inosservata, laddove
tutti bramano di farsi vedere.
Si arriva persino a mettere in dubbio che a scrivere sia una
donna, nonostante il racconto setacci la sfera emotiva femminile. La stessa
Ferrante motiva in un altro post la scelta dei temi:
-
Raccontare le donne significa,
di questi tempi, dipanare una matassa ingarbugliatissima che ha a che fare
con tutte le violente trasformazioni in atto nel mondo. È un’operazione
complessa, a rischio permanente di fallimento, che perciò ha bisogno di
pescare di continuo nell’intero strumentario elaborato dalla letteratura
nel tempo, quindi, perché no, anche nelle Piccole
donne di Alcott, tra l’altro scrittrice con una storia editoriale
modernissima.
(«La Repubblica», 21 settembre
2012)
GLI IMPUTATI
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Sospettato nr. 1:
Goffredo Fofi
Goffredo Fofi
Capo d’Accusa: DEPISTAGGIO CREATIVO
Consulente della Casa Editrice e/o e
intervistatore d’eccezione di Elena Ferrante in ben due occasioni.
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Sospettato nr. 2:
Domenico Starnone
I Capo d’Accusa: AUTOPLAGIO
Similitudine tematica, linguistica e stilistica
tra la sua Via gemito (premio Strega
nel 2000) e L’amore molesto. Analisi e confronto condotti dall’investigatore
Luigi Galella, docente di italiano all’istituto tecnico “Paolo Baffi” di Fregene.
- Basta
leggere i due libri di seguito per accorgersi che i punti di contatto sono
centinaia, alcuni addirittura clamorosi. E non è finita. Starnone, nel '90, ha
pubblicato un romanzo con le edizioni e/o: s'intitolava Sotto banco ed è l'unico
affidato a quella casa editrice. La stessa che, due anni dopo, pubblicherà L'amore molesto. Una coincidenza? Può
darsi. Se fosse l'unica, però. Qui, invece, ci vorrebbe un volume per elencarle
tutte.
Starnone si discolpa:
- Io
e la Ferrante veniamo dalla stessa area lessicale, siamo napoletani.
(«La Stampa», 17
gennaio 2005)
- Se
da un lato chi scrive compie sempre un percorso letterario individuale,
dall’altro non si riesce a cancellare tutta la dimensione di appartenenza
regionale che riaffiora nel linguaggio.
(«Il Mattino», 17
gennaio 2005)
II Capo d’Accusa: FALSO
IDEOLOGICO
Starnone punta il dito verso Guido Ceronetti,
distogliendo da sé i sospetti. Tra provocazione e osservazione, ecco designato l’autore
de I giorni dell’abbandono.
· Sospettato nr. 3:
Guido Ceronetti
Capo d’Accusa: FALSE DICHIARAZIONI SULL’IDENTITÀ
Starnone, pentito, inizia a parlare. Spunta il nome del drammaturgo torinese, considerato l’autore de I giorni dell’abbandono.
Guido Ceronetti
Capo d’Accusa: FALSE DICHIARAZIONI SULL’IDENTITÀ
Starnone, pentito, inizia a parlare. Spunta il nome del drammaturgo torinese, considerato l’autore de I giorni dell’abbandono.
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Sospettato nr. 4:
Anita Raja
Capo d’Accusa: CONCORSO IN SCRITTURA
Moglie di Domenico Starnone,traduttrice dal
tedesco (lingua usata talvolta dalla Ferrante) e collaboratrice della e/o. I sospetti cadono su entrambi i coniugi, in una
sorta di concorso in scrittura. Per la e/o il sospetto di occultamento di prove
e favoreggiamento personale.
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Sospettato nr. 5:
Sospettato nr. 5:
Fabrizia Ramondino
Capo d’Accusa: STESURA PRETERINTENZIONALE
Capo d’Accusa: STESURA PRETERINTENZIONALE
Scrittrice di origine napoletana, germanista,
vissuta a lungo all’estero, che ama usare nei suoi libri immagini come
madre-bottiglia e modelli culturali come Elsa Morante cari alla Ferrante.
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Sospetto nr. 6:
Due
autori non ancora
identificati
identificati
Capo d’accusa: ASSOCIAZIONE ESTROSA
Discrepanza tra L’amore
molesto e I giorni dell’abbandono
e La figlia oscura(2006)che completa
la trilogia de Le cronache dl mal d’amore
(2012). Secondo Franco Cordelli, scrittore e critico teatrale del «Corriere
della Sera» non c’è analogia stilistica tra il primo romanzo e gli ultimi due.
Persino l’editore nella quarta di copertina de La figlia oscura cita soltanto I
giorni dell’abbandono dimenticandosi L’amore
molesto.
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Nel nuovo millennio l’ispirazione si intensifica.
Dopo la trilogia delle Cronache
del mal d’amore, vedono la luce in progressione L’amica geniale (2011) e Storia
del nuovo cognome (2012).
Le vendite continuano a dare segni di crescita, nonostante – o
forse a ragione – continui ad essere preservata la reale identità della
Ferrante.
Al tempo de I giorni
dell’abbandono aveva scritto:
- Pubblica del resto è l’opera:
lì c’è tutto quello che abbiamo da dire. Oggi a chi importa veramente della
persona che l’ha scritta?
(«L’Unità», settembre 2002)
Eppure dove c’è dissimulazione, continua ad esserci curiosità.
Questo mistero, insieme ai suoi scritti, continuerà a far
parlare di sé.
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