12 agosto 1912
Sera
Emily Grant Hutchings aveva estratto dalla borsa la tavoletta di
legno. Sulla superficie lucida spiccava la sequenza di lettere scure, formando
un’ellissi forata ai lati con al centro la serie di numeri da 0 a 9.
La pose sul tavolo e attese.
Pearl Curran era appena ritornata nella stanza. I mariti, nella
sala accanto, concentrati sulle carte avevano mandato giù in un sorso il caffè
ristretto del dopocena.
Appena entrata in cucina, Pearl lo vide e si bloccò. Le tazze
tintinnarono senza cadere. La sua risata squillante ruppe il silenzio e quella
strana sensazione che l’aveva improvvisamente inondata.
Si sedette di fronte a Emily, scuotendo il capo con energia. Non
ci poteva credere, alla fine era lì.
La osservò con attenzione. Aveva l’aspetto di un gioco da
tavola, simile agli scacchi o alla dama, una scatola compatta di legno grezzo.
Un’inutile perdita di tempo.
St. Louis
(Missouri)
13 giugno 1913
Sera
Oh, perché dispiacerti del
tuo cuore d’acciaio?
Questo petto non è che la
sua madre adottiva,
il mondo è la sua culla e l’amata
dimora la sua tomba.
Dopo dieci lunghi mesi di frasi sconclusionate, aveva iniziato a
comunicare con loro. Emily era a dir poco euforica: aveva vinto lo scetticismo di
Pearl e lo spirito non si lesinava.
Il linguaggio, tra il criptico e il poetico, contribuiva a
rendere incredibile la storia.
Chi era quell’anima che si era messa in contatto con loro? Quand’era
vissuta e com’era stata uccisa?
Può uno spirito essere confinato
in un nome? Il sole brilla sempre uguale sulla rosa e sul roseto…
Poi aveva parlato di sé.
Diceva di essere una ragazza di religione quacchera, arrivata
intorno al 1649 0 1694 in una fattoria del Dorset, scampando al massacro dei
suoi familiari ad opera dei pellirossa.
Ho vissuto molte lune fa.
Ed ora torno. Patience Worth
è il mio nome.
Su di me potrete conoscere
molte cose.
Ieri è finito, morto.
St. Louis
(Missouri)
Dicembre 1913
Sera
Pearl non attendeva altro nelle interminabili mattine d’inverno.
La neve che era scesa giù negli ultimi giorni le dava un senso di torpore e
noia. Le sue giornate si erano trasformate in lunghe attese. Emily sarebbe
arrivata puntuale all’appuntamento. Aveva detto che voleva mettere alla prova le
capacità profetiche di Patience.
Quindici pezzi, perché uno
si è rotto.
Pearl aveva ordinato un servizio di sedici tazzine da regalare
all’amica a Natale ma, aprendo lo scatolo, aveva scoperto che una era andata in
frantumi.
«St. Louis Globe-Democrat»
1915
Caspar Yost,
redattore del supplemento domenicale del «St. Louis» aveva sentito parlare di
un’autrice morta che dettava opere a una donna viva.
Ala rossa, Telka, La speranza del vero
sangue erano state pubblicate da una nota casa editrice americana
riscuotendo un grande successo. La straordinarietà del caso superava di gran
lunga la pessima fattura degli scritti. Poteva trattarsi benissimo di una messa
in scena editoriale, ma prima di azzardare ipotesi Casper aveva deciso di
andare in fondo alla storia. In ballo c’era la credibilità del suo «Patience
Worth – A Psychic Mystery».
Pochi
giorni prima Arthur Delroy, famoso studioso di fenomeni paranormali, aveva
messo in discussione l’esistenza dello spirito, oltre alle doti letterarie
della signora Curran.
Sciocco è colui che infrange il liuto e intona
un canto stonato, mentre la mano del saggio fa di tutto per aiutarlo.
Le lettere
finirono di muoversi sulla tavoletta di legno e il silenzio ricadde nella
stanza.
New York
1917
L’accoglienza
degli ammiratori di Patience sulla costa orientale aveva confortato i coniugi
Pearl dalle aspre critiche del dottor Morton Prince che avrebbe voluto sottoporre la
donna ad una seduta ipnotica per capire le sue virtù medianiche.
Il rifiuto non
si era fatto attendere.
Ora rivolta la pietra e sotto troverai un
rospo, abbagliato dalla luce improvvisa…
Ecco colui che per due volte ha ricevuto la
palla, ma ancora non è contento, ma stia attento a che io non la getti via
definitivamente. Ascolta, fratello, solleva la pietra, perché solo così potrai
ritrovarmi e conoscermi.
E rivolta
ai coniugi Curren, Patience aggiunse in tono sibillino:
Dovrete cercare una piccola, una che ancora non
c’è.
Il mulino
aveva ripreso a macinare, nonostante risentisse del peso del lutto. Alla vista
di quella povera donna vestita di nero, che ogni giorno gettava furtivi sguardi
alla ruota, l’aria si saturava di gelo.
Doveva
essere al settimo mese e chissà come si manteneva in piedi, con tutto il fardello
che doveva reggere su quelle gambe sottili.
Dopo la morte
del marito, la miseria aveva inondato la casa e si apprestava ad essere l’unica
dote per il nascituro, semmai fosse sopravvissuto.
Pur con dolore,
iniziò a prendere in considerazione la proposta dei vicini.
Sembravano
brave persone.
E poi non
gli sarebbe mancato nulla, di certo non meno di quanto lei avrebbe potuto offrirgli.
Ecco, ci siamo.
Il viso paffuto,
arrossato dallo sforzo e dal dolore, incorniciato da un’insolita chioma fulva, risaltava
l’incastonatura nocciola degli occhi.
Così i Curran
la videro quella mattina.
I capelli, lo
sguardo… La osservarono e videro il ritratto che lo spirito aveva preannunciato.
Patience
Worth Wee Curran era nata.
La loro
bambina era finalmente arrivata.
«The Atlantic Monthly»
Agosto 1918
Ancora
scrittori che dall’aldilà dettavano opere che non avevano fatto in tempo a
scrivere.
Agnes
Repplier aveva finito di ultimare l’ennesimo articolo sull’argomento.
Persino
Mark Twain era stato scomodato nel Missouri! E per cosa? Per uno pseudo-romanzo
politico dal titolo Jap Herron.
E poi quegli
insulsi poemetti della Worth…
La stampa finalmente
si stava svegliando dagli inganni di un’immensa truffa editoriale.
New York
Giugno 1922
Il funerale
era finito da poco e Pearl, insieme alla madre, stava tornando a casa.
John l’aveva
lasciata troppo presto.
Aveva
soltanto trentanove anni e da tre mesi aveva iniziato la prima gravidanza.
Se non il
dolore, sarebbe stata la fame a ucciderla. Adesso che John non c’era più, la
casa, la madre e le due figlie dipendevano da lei.
Le opere di
Patience non vendevano più. Il mercato, oltre che saturo, sembrava che avesse
esaurito l’interesse verso lo spiritismo.
La
conferenza di Chicago sarebbe stata l’ultima spiaggia, se Herman Behr non le fosse
andato incontro offrendole una rendita di 400 dollari mensili e la
ripubblicazione di tutte le opere di Patience.
Light from Beyond sarebbe
uscito a breve. Insieme all’insuccesso.
Ospedale di Los Angeles
3 Dicembre 1937
Dotsie
Smith non si dava pace. La notizia l’aveva sconvolto per la sua improvvisa
prevedibilità: Pearl Curran non c’era più.
– Patience
mi ha rivelato di vedermi ormai al termine della mia strada; mi ha pregato di
dirtelo e di incoraggiarti ad andare avanti nel miglior modo possibile – gli
aveva detto appena un mese prima, ma lui non le era stato a sentire. Come
avrebbe potuto. Pearl appariva in perfetta salute. Certo, la morte del marito e
le difficoltà finanziare avevano aggiunto qualche ruga al viso, ma per il resto
era in gran forma…
E ora che
Pearl l’aveva abbandonata, Patience non poteva che far ritorno al silenzio.
0 commenti:
Posta un commento