martedì 23 luglio 2013

LA SCRITTRICE VENUTA DA LONTANO



St. Louis (Missouri)
12 agosto 1912
Sera

Emily Grant Hutchings aveva estratto dalla borsa la tavoletta di legno. Sulla superficie lucida spiccava la sequenza di lettere scure, formando un’ellissi forata ai lati con al centro la serie di numeri da 0 a 9.
La pose sul tavolo e attese.
Pearl Curran era appena ritornata nella stanza. I mariti, nella sala accanto, concentrati sulle carte avevano mandato giù in un sorso il caffè ristretto del dopocena.
Appena entrata in cucina, Pearl lo vide e si bloccò. Le tazze tintinnarono senza cadere. La sua risata squillante ruppe il silenzio e quella strana sensazione che l’aveva improvvisamente inondata.
Si sedette di fronte a Emily, scuotendo il capo con energia. Non ci poteva credere, alla fine era lì.
La osservò con attenzione. Aveva l’aspetto di un gioco da tavola, simile agli scacchi o alla dama, una scatola compatta di legno grezzo. Un’inutile perdita di tempo.

St. Louis (Missouri)
13 giugno 1913
Sera

Oh, perché dispiacerti del tuo cuore d’acciaio?
Questo petto non è che la sua madre adottiva,
il mondo è la sua culla e l’amata dimora la sua tomba.

Dopo dieci lunghi mesi di frasi sconclusionate, aveva iniziato a comunicare con loro. Emily era a dir poco euforica: aveva vinto lo scetticismo di Pearl e lo spirito non si lesinava.
Il linguaggio, tra il criptico e il poetico, contribuiva a rendere incredibile la storia.
Chi era quell’anima che si era messa in contatto con loro? Quand’era vissuta e com’era stata uccisa?

Può uno spirito essere confinato in un nome? Il sole brilla sempre uguale sulla rosa e sul roseto…

Poi aveva parlato di sé.
Diceva di essere una ragazza di religione quacchera, arrivata intorno al 1649 0 1694 in una fattoria del Dorset, scampando al massacro dei suoi familiari ad opera dei pellirossa.

Ho vissuto molte lune fa.
Ed ora torno. Patience Worth è il mio nome.
Su di me potrete conoscere molte cose.
Ieri è finito, morto.


St. Louis (Missouri)
Dicembre 1913
Sera

Pearl non attendeva altro nelle interminabili mattine d’inverno. La neve che era scesa giù negli ultimi giorni le dava un senso di torpore e noia. Le sue giornate si erano trasformate in lunghe attese. Emily sarebbe arrivata puntuale all’appuntamento. Aveva detto che voleva mettere alla prova le capacità profetiche di Patience.

Quindici pezzi, perché uno si è rotto.

Pearl aveva ordinato un servizio di sedici tazzine da regalare all’amica a Natale ma, aprendo lo scatolo, aveva scoperto che una era andata in frantumi.


«St. Louis Globe-Democrat»
1915

Caspar Yost, redattore del supplemento domenicale del «St. Louis» aveva sentito parlare di un’autrice morta che dettava opere a una donna viva.
Ala rossa, Telka, La speranza del vero sangue erano state pubblicate da una nota casa editrice americana riscuotendo un grande successo. La straordinarietà del caso superava di gran lunga la pessima fattura degli scritti. Poteva trattarsi benissimo di una messa in scena editoriale, ma prima di azzardare ipotesi Casper aveva deciso di andare in fondo alla storia. In ballo c’era la credibilità del suo «Patience Worth – A Psychic Mystery».
Pochi giorni prima Arthur Delroy, famoso studioso di fenomeni paranormali, aveva messo in discussione l’esistenza dello spirito, oltre alle doti letterarie della signora Curran.

Sciocco è colui che infrange il liuto e intona un canto stonato, mentre la mano del saggio fa di tutto per aiutarlo.

Le lettere finirono di muoversi sulla tavoletta di legno e il silenzio ricadde nella stanza.


New York
1917

L’accoglienza degli ammiratori di Patience sulla costa orientale aveva confortato i coniugi Pearl dalle aspre critiche del dottor Morton Prince che avrebbe voluto sottoporre la donna ad una seduta ipnotica per capire le sue virtù medianiche.
Il rifiuto non si era fatto attendere.

Ora rivolta la pietra e sotto troverai un rospo, abbagliato dalla luce improvvisa…

Ecco colui che per due volte ha ricevuto la palla, ma ancora non è contento, ma stia attento a che io non la getti via definitivamente. Ascolta, fratello, solleva la pietra, perché solo così potrai ritrovarmi e conoscermi.

E rivolta ai coniugi Curren, Patience aggiunse in tono sibillino:

Dovrete cercare una piccola, una che ancora non c’è.



Il mulino aveva ripreso a macinare, nonostante risentisse del peso del lutto. Alla vista di quella povera donna vestita di nero, che ogni giorno gettava furtivi sguardi alla ruota, l’aria si saturava di gelo.
Doveva essere al settimo mese e chissà come si manteneva in piedi, con tutto il fardello che doveva reggere su quelle gambe sottili.
Dopo la morte del marito, la miseria aveva inondato la casa e si apprestava ad essere l’unica dote per il nascituro, semmai fosse sopravvissuto.
Pur con dolore, iniziò a prendere in considerazione la proposta dei vicini.
Sembravano brave persone.
E poi non gli sarebbe mancato nulla, di certo non meno di quanto lei avrebbe potuto offrirgli.

Ecco, ci siamo.

Il viso paffuto, arrossato dallo sforzo e dal dolore, incorniciato da un’insolita chioma fulva, risaltava l’incastonatura nocciola degli occhi.
Così i Curran la videro quella mattina.
I capelli, lo sguardo… La osservarono e videro il ritratto che lo spirito aveva preannunciato.
Patience Worth Wee Curran era nata.
La loro bambina era finalmente arrivata.


«The Atlantic Monthly»
Agosto 1918

Ancora scrittori che dall’aldilà dettavano opere che non avevano fatto in tempo a scrivere.
Agnes Repplier aveva finito di ultimare l’ennesimo articolo sull’argomento.
Persino Mark Twain era stato scomodato nel Missouri! E per cosa? Per uno pseudo-romanzo politico dal titolo Jap Herron.
E poi quegli insulsi poemetti della Worth…
La stampa finalmente si stava svegliando dagli inganni di un’immensa truffa editoriale.


New York
Giugno 1922

Il funerale era finito da poco e Pearl, insieme alla madre, stava tornando a casa.
John l’aveva lasciata troppo presto.
Aveva soltanto trentanove anni e da tre mesi aveva iniziato la prima gravidanza.
Se non il dolore, sarebbe stata la fame a ucciderla. Adesso che John non c’era più, la casa, la madre e le due figlie dipendevano da lei.
Le opere di Patience non vendevano più. Il mercato, oltre che saturo, sembrava che avesse esaurito l’interesse verso lo spiritismo.
La conferenza di Chicago sarebbe stata l’ultima spiaggia, se Herman Behr non le fosse andato incontro offrendole una rendita di 400 dollari mensili e la ripubblicazione di tutte le opere di Patience.
Light from Beyond sarebbe uscito a breve. Insieme all’insuccesso.

Ospedale di Los Angeles
3 Dicembre 1937

Dotsie Smith non si dava pace. La notizia l’aveva sconvolto per la sua improvvisa prevedibilità: Pearl Curran non c’era più.
– Patience mi ha rivelato di vedermi ormai al termine della mia strada; mi ha pregato di dirtelo e di incoraggiarti ad andare avanti nel miglior modo possibile – gli aveva detto appena un mese prima, ma lui non le era stato a sentire. Come avrebbe potuto. Pearl appariva in perfetta salute. Certo, la morte del marito e le difficoltà finanziare avevano aggiunto qualche ruga al viso, ma per il resto era in gran forma…

E ora che Pearl l’aveva abbandonata, Patience non poteva che far ritorno al silenzio.


0 commenti:

Posta un commento